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Assurde le polemiche sui cancelli anti suicidio

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Assurde le polemiche sui cancelli anti suicidio.

Polemiche

I cancelletti sul ponte della tangenziale? Per molti, citando una famosa di fantozziana memoria, una c…ta pazzesca. Alle nuove strutture posizionate sul viadotto sono bastati pochi giorni per dividere la tradizionalmente litigiosa comunità biellese, che si è spaccata tra “pro” e “contro” sui social network.

Il presidente Ramella Pralungo

Tra chi dice che sono inutili e chi sostiene che in fin dei conti sono comunque qualcosa in più, il presidente della Provincia, Emanuele Ramella Pralungo, prova a fare chiarezza una volta per tutte: «Le polemiche mi sembrano assurde. Quelli non sono “cancelletti antisuicidi”, ma barriere posate, insieme a una serie di cartelli, per chiarire definitivamente che quel ponte non è e non è mai stato transitabile dai pedoni: a piedi non lo si può attraversare. Quelli ai lati delle corsie non sono marciapiedi, ma passaggi di servizio».
Ed è solo in questo senso che i cancelli possono avere una funzione positiva nel contrasto ai suicidi: adesso chiunque veda una persona scavalcare e camminare sul ponte, sa che è vietato e dunque può e deve immediatamente dare l’allarme. «E’ ovvio che un cancelletto di quell’altezza non rappresenta un impedimento fisico – conferma Ramella -, così come è evidente che metterli più alti servirebbe a poco se poi il resto delle protezioni è più basso. Ora, però, chiunque vi passi sa che lì, a piedi, non ci può stare. E dunque può segnalare la situazione».
Il presidente non comprende nemmeno le critiche di chi sostiene che adesso non si potrà più passeggiare sul ponte: «Ripeto, il ponte non è mai stato transitabile. Come si può pensare di attraversare a piedi un viadotto sul quale si immettono gli innesti di una superstrada? Sarebbe pericolosissimo».
Stucchevoli, le polemiche sui costi: «Stiamo parlando di un’operazione costata complessivamente 4mila euro».

Il prossimo passo: le telecamere

Più costoso e complesso sarà il prossimo passo: l’installazione di telecamere all’inizio e alla fine del ponte, un’iniziativa alla quale la Provincia sta già lavorando.
Anche per quanto riguarda gli occhi elettronici, non c’è la presunzione che possano impedire i suicidi, ma di sicuro consentiranno interventi ancora più tempestivi e immediati da parte di forze dell’ordine e soccorritori.
«Come per i cancelli – ribadisce Ramella – le telecamere avranno diverse funzioni, non soltanto quella di riprendere chi si avvicina a piedi al ponte. Daranno un contributo innanzitutto dal punto di vista della sicurezza in generale (ad esempio saranno in grado di riprendere le targhe, ndr). I cancelli erano una prima azione, le telecamere saranno la seconda. Poi ce ne saranno altre. Se proprio si vuole giudicare, perlomeno lo si faccia alla fine».

L’idea di un ponte “fiorito”

Tra le iniziative collaterali, ad esempio, vi è quella di abbellire il viadotto. E’ per questa ragione che nei giorni scorsi la Provincia ha chiesto aiuto ai florovivaisti biellesi.

«Si richiede – si legge in una lettera inviata all’associazione di categoria – di valutare la possibilità di collaborare attivamente e fattivamente. Nello specifico, attraverso il contributo di tutti gli associati, posizionando piante e fiori in vaso lungo l’intera estensione del ponte, rendendolo “bello visivamente”».
«Crediamo che un luogo bello, accogliente, infiorato e piantumato – si legge ancora -, possa positivamente concorrere a ridurre la possibilità che il ponte rimanga un luogo di tristi e drammatici eventi».
La richiesta d’aiuto ai florovivaisti riassume bene l’idea di Ramella secondo cui, nel contrasto a questo fenomeno, ognuno possa fare una parte.
«Sui casi di suicidio – chiarisce – non entro mai nel merito: però se c’è disagio sociale, la politica non è l’unica che deve fare la propria parte. C’è la società in senso lato, chi si occupa di sanità, chi di servizi sociali. In quest’ottica, abbiamo chiesto una mano anche a questa associazione. Questo è un tema che coinvolge tutti, compreso il singolo cittadino. Nessuno escluso. Limitarsi a parlare su Facebook non risolve i problemi, è meglio provare a fare qualcosa».

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