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Anche nel Biellese dilaga la “Neck” mania

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«Ciao a tutti, volevo ringraziare N. per la nomination. Alla salute!» e giù a bere tutto d’un fiato una birra da 66 cl mentre la telecamera riprende l’impresa per tutto il minuto scarso di durata dell’esibizione. «Non ce la faccio!» qualcuno si lascia scappare ridendo quando è ancora a metà birra, ma alla fine tutti arrivano in fondo. Sospiro finale mentre si appoggia il bicchiere sul tavolo di fronte, risatine in sottofondo, un breve istante di stordimento per l’anidride carbonica che scalpita nello stomaco e poi il filmino si conclude come da copione, con il protagonista che rilancia: «Le mie nomination sono A., D. e M. Avete ventiquattr’ore».

«Ciao a tutti, volevo ringraziare N. per la nomination. Alla salute!» e giù a bere tutto d’un fiato una birra da 66 cl mentre la telecamera riprende l’impresa per tutto il minuto scarso di durata dell’esibizione. «Non ce la faccio!» qualcuno si lascia scappare ridendo quando è ancora a metà birra, ma alla fine tutti arrivano in fondo. Sospiro finale mentre si appoggia il bicchiere sul tavolo di fronte, risatine in sottofondo, un breve istante di stordimento per l’anidride carbonica che scalpita nello stomaco e poi il filmino si conclude come da copione, con il protagonista che rilancia: «Le mie nomination sono A., D. e M. Avete ventiquattr’ore».

A decine i giovani biellesi che in questi giorni postano sul proprio profilo Facebook simili exploit di puro esibizionismo. La chiamano Necknomination (dove il “neck”, collo in inglese, è quello della bottiglia) questa sindrome da Grande Fratello alcolico per cui i nominati si sentono in dovere non solo di accettare la sfida, ma di rilanciarla nominando a loro volta tre persone, pena pagare da bere a chi ha lanciato la sfida

Partita dal mondo anglosassone dove è già costata la vita a qualcuno, la moda si sta espandendo a macchia d’olio anche tra i ragazzi italiani, tra i biellesi se non altro mitigata dal bere birra invece di superalcolici.

«È una catena di video, non potevo fermarla e fare il looser!!!» figura tra i tanti commenti a giustificazione del proprio operato, in mezzo a risate, apprezzamenti e battute di scherno («Troppo lento!»).

Le regole del gioco sono semplici, qualcuno se ne inventa di nuove come il fatto di non poter nominare il proprio fidanzato, qualcun altro se la ride avanzando nomination impossibili a sua madre o addirittura al sindaco di Cossato.

«Sappi che ti odio», «Questa me la paghi» e altre simili sono nella maggior parte dei casi le parole indirizzate al responsabile, ma alla fine tutti bevono, ad occhi chiusi, battendo il pugno sul petto nella convinzione che aiuti a ingoiare meglio.

«Pare una sorta di esibizionismo della propria trasgressività, mosso da un sentimento di sfida e di onnipotenza. Dietro si vede facilmente un fondo di paura del giudizio altrui» è il commento del sociologo Bruno Guglielminotti, che parla di un «disagio che si va sintomatizzando fino all’autodistruzione consapevole».

Pare per fortuna che nella giungla dei social network qualche voce isolata di protesta si levi contro l’omologazione, proponendo la propria alternativa originale alla moda del momento.

Qualcuno lancia una catena cui dà il poetico titolo di “Operazione salva la birra e bevi un pulcino” e rompe due uova nel bicchiere che ha di fronte per poi trangugiarle, crude, credendosi il Rocky del 2014.

Un altro ragazzo sorride alla telecamera e annuncia: «Prima di nominare altre tre persone voglio lanciare una novità: le persone che nominerò dovranno leggere l’ultima frase dell’ultimo libro che hanno letto».

Gaia Quaglio

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